i primi passi
Nel 1993 per fare astrofotografia a lunga posa, non avendo la disponibilità economica per acquistare un astroinseguitore, iniziai a costruirne uno utilizzando pezzi di ricambio di elettrodomestici. L'idea mi venne dopo aver smontato il motorino del girarrosto da una vecchia cucina che presentava un periodo di rotazione di 30 secondi.
Dovevo ridurre la velocità per portare il periodo di rotazione a 24 ore, la scelta fu per un movimento a mezzo di pulegge. Una prima puleggia la recuperai da una lucidatrice, le altre due dovetti farle costruire al tornio per averle di misura corretta al fine di garantire il periodo di rotazione voluto. Il materiale doveva essere leggero, ma robusto. Decisi per la bachelite, mentre l'attrito tra le pulegge era garantito da un rivestimento in gomma.
Per la "taratura" finale era sufficiente regolare il diametro della puleggia del motorino con il nastro isolante: un sistema artigianale (come tutto il progetto) ma funzionale.
La fotocamera era montata su una piccola testa Manfrotto attaccata alla puleggia maggiore e fissata, al di sotto, a dei cuscinetti a sfera recuperati dal mozzo del cestello di una lavatrice.
La messa in stazione avveniva mediante bussola e goniometro con filo a piombo. A guardarlo oggi mi chiedo come potesse funzionare...
Unica (si fa per dire) pecca era il vincolo alla rete elettrica 220V.
La sua prima uscita fu nell'agosto del 1993 al rifugio Lagazuoi a 2752m nei pressi del passo Falzarego in provincia di Belluno. Il trasporto dell'attrezzatura (fotocamera, obiettivi, binocolo, cavalletto, astroinseguitore e... 100m di prolunga!!!) non era molto agevole, ma è stato garantito da due valorosi e insostituibili amici sherpa: Damiano e Simone.
Malgrado la temperatura "estiva" di -1°C e la costante presenza della legge Murphy, è stato piacevole osservare le perseidi: mentre fotografavo da una parte, meteore e bolidi cadevano dall'altra...
Al rientro con grande soddisfazione osservai le diapositive sviluppate, nessuna traccia di meteore, però le stelle erano puntiformi.
Dovevo ridurre la velocità per portare il periodo di rotazione a 24 ore, la scelta fu per un movimento a mezzo di pulegge. Una prima puleggia la recuperai da una lucidatrice, le altre due dovetti farle costruire al tornio per averle di misura corretta al fine di garantire il periodo di rotazione voluto. Il materiale doveva essere leggero, ma robusto. Decisi per la bachelite, mentre l'attrito tra le pulegge era garantito da un rivestimento in gomma.
Per la "taratura" finale era sufficiente regolare il diametro della puleggia del motorino con il nastro isolante: un sistema artigianale (come tutto il progetto) ma funzionale.
La fotocamera era montata su una piccola testa Manfrotto attaccata alla puleggia maggiore e fissata, al di sotto, a dei cuscinetti a sfera recuperati dal mozzo del cestello di una lavatrice.
La messa in stazione avveniva mediante bussola e goniometro con filo a piombo. A guardarlo oggi mi chiedo come potesse funzionare...
Unica (si fa per dire) pecca era il vincolo alla rete elettrica 220V.
La sua prima uscita fu nell'agosto del 1993 al rifugio Lagazuoi a 2752m nei pressi del passo Falzarego in provincia di Belluno. Il trasporto dell'attrezzatura (fotocamera, obiettivi, binocolo, cavalletto, astroinseguitore e... 100m di prolunga!!!) non era molto agevole, ma è stato garantito da due valorosi e insostituibili amici sherpa: Damiano e Simone.
Malgrado la temperatura "estiva" di -1°C e la costante presenza della legge Murphy, è stato piacevole osservare le perseidi: mentre fotografavo da una parte, meteore e bolidi cadevano dall'altra...
Al rientro con grande soddisfazione osservai le diapositive sviluppate, nessuna traccia di meteore, però le stelle erano puntiformi.
Successivamente, decisi di sostituire il motorino del girarrosto con un motorie a 12V recuperato da un vecchio proiettore (visibile in foto) così da non essere vincolato alla rete elettrica, ma soprattutto al trasporto della prolunga!
La taratura della velocità di rotazione avveniva mediante un piccolo circuito elettronico. Il motore utilizzato presentava, però, un assorbimento elevato di corrente che limitava l'autonomia della batteria.
l'evoluzione
Nel 2003 ho acquistato una ruota dentata in bronzo Z=180 D116 e una vite senza fine in acciaio dalle OFFICINE MARCON. Ho costruito quindi un'altro astroinseguitore, pilotato questa volta da un motore passo passo comandato da una scheda elettronica con oscillatore al quarzo. Il corpo della montatura è stato realizzato con un tubo di acciaio di 70mm di diametro tornito all’interno per creare la sede dei cuscinetti a sfera. Anche l’asse centrale è stato realizzato con un tubo di acciaio; il diametro interno di 26mm permetteva l'installazione di un piccolo cannocchiale polare per agevolare il puntamento.
Il tubo in alluminio che sosteneva la macchina fotografica è un accessorio fotografico MANFROTTO e per bilanciare il peso della fotocamera facevo uso di un contrappeso regolabile in posizione.
La scheda di potenza che pilota il motore passo passo è un kit di Nuova Elettronica LX1420, mentre il circuito di comando l'ho appositamente progettato ed è costituito da un oscillatore al quarzo e da un divisore di frequenza. Una pulsantiera che agisce su un commutatore di frequenza permette di variare la velocità di inseguimento.
L'estetica lasciava un pò a desiderare, ma il marchingegno funzionava a dovere. Comunque è stato un lavoro istruttivo.
Il tubo in alluminio che sosteneva la macchina fotografica è un accessorio fotografico MANFROTTO e per bilanciare il peso della fotocamera facevo uso di un contrappeso regolabile in posizione.
La scheda di potenza che pilota il motore passo passo è un kit di Nuova Elettronica LX1420, mentre il circuito di comando l'ho appositamente progettato ed è costituito da un oscillatore al quarzo e da un divisore di frequenza. Una pulsantiera che agisce su un commutatore di frequenza permette di variare la velocità di inseguimento.
L'estetica lasciava un pò a desiderare, ma il marchingegno funzionava a dovere. Comunque è stato un lavoro istruttivo.
il gioco si fa serio
Dopo vari progetti studiati per rendere "più seria" la precedente realizzazione, intervallati da lunghi periodi di inattività, nel 2011 è iniziata realizzazione di una montatura equatoriale "riciclando" la ruota dentata e la vite senza fine dell'astroinseguitore costruito in precedenza che saranno usate per l'asse di declinazione. La montatura è tutta in alluminio anticorodal 6082 lavorata con macchine CNC. La base è stata ricavata da una piastra di 20mm di spessore nella quale è stata inserita anche una piccola livella, mentre per i corpi principali degli assi ho usato una barra del diametro di 110mm. Nel progetto ho avuto il prezioso, anzi, l'indispensabile aiuto di due ottimi ingegneri, Giuliano e Mario. Senza la loro collaborazione l'impresa si sarebbe subito arenata.
Ciascuno dei due assi, realizzati in acciaio inox, è mantenuto in sede da una coppia di cuscinetti FAG:
- l'asse AR usa un cuscinetto a sfere 40 68 15 e uno a rulli conici 40 68 19
- l'asse DEC usa un cuscinetto a sfere 35 62 14 e uno a rulli conici 35 62 18
Nell'asse AR verrà inserito il cannocchiale polare Vixen (2573), lo stesso usato nelle montature Sphinx. L'illuminazione del reticolo sarà assicurata da dei led rossi a luminosità variabile inseriti direttamente nella montatura. I motori saranno sempre dei passo passo pilotati questa volta da una scheda Arduino e stellarium.
Clicca qui per vedere il progetto.
Ciascuno dei due assi, realizzati in acciaio inox, è mantenuto in sede da una coppia di cuscinetti FAG:
- l'asse AR usa un cuscinetto a sfere 40 68 15 e uno a rulli conici 40 68 19
- l'asse DEC usa un cuscinetto a sfere 35 62 14 e uno a rulli conici 35 62 18
Nell'asse AR verrà inserito il cannocchiale polare Vixen (2573), lo stesso usato nelle montature Sphinx. L'illuminazione del reticolo sarà assicurata da dei led rossi a luminosità variabile inseriti direttamente nella montatura. I motori saranno sempre dei passo passo pilotati questa volta da una scheda Arduino e stellarium.
Clicca qui per vedere il progetto.
Il meccanismo per la regolazione della latitudine è stato costruito in acciaio inox. Si tratta di una barra di 12mm a passo fine avvitata ad una seconda barra, perpendicolare alla prima, inserita a sua volta nel corpo principale della montatura dove era stato precedentemente realizzato il foro con la fresa. In questo modo è stato realizzato lo snodo. L'altra estremità della barra filettata è avvitata su un cilindro in acciaio appositamente fresato per avere una sezione esagonale.
Quest'ultimo è ancorato alla base della montatura per mezzo di un cuscinetto sferico.
Mi è piaciuta questa soluzione perché permette di scaricare direttamente il peso sulla base della montatura.
Quest'ultimo è ancorato alla base della montatura per mezzo di un cuscinetto sferico.
Mi è piaciuta questa soluzione perché permette di scaricare direttamente il peso sulla base della montatura.
Le parti in alluminio sono state anodizzate di colore rosso, ad eccezione dei due dischi che coprono la corona dentata che sono stati anodizzati color alluminio. Sui lati delle piastre ho fatto incidere con il laser la scala graduata della latitudine. In preda all'entusiasmo ho aggiunto anche le mie iniziali, confesso che queste ultime non erano necessarie, ma considerando che il pezzo era in macchina non ho saputo resistere...
L'illuminazione del reticolo del cannocchiale polare è garantita da una striscia di 3 led smd. Questa è fissata sul bordo del foro laterale dell'asse di declinazione. I fili dell'alimentazione escono in prossimità del punto in cui verrà fissato il motore di declinazione. L'alimentazione a tensione variabile da 5V a 12V permette di regolare l'intensità luminosa a piacere.
L'asse di AR è in acciaio inox a cui è calettata la corona Z=300 D153. Ho inserito nella montatura un led rosso, a luminosità variabile, per illuminare la vite di regolazione della latitudine. L'indice della scala graduata per la latitudine è stato realizzato con una fibra ottica opportunamente sagomata e illuminata da un secondo led rosso a luminosità variabile. Queste due soluzioni permettono di rendere più agevole la messa in stazione della montatura quando c'è poca luce.
La montatura è quasi ultimata, il prossimo passo consisterà nell'installazione dei due motori passo-passo e degli encoder sul supporto delle viti senza fine.
Nelle immagini seguenti la montatura sostiene uno Schmidt-Cassegrain da 8 pollici della Meade.
Nelle immagini seguenti la montatura sostiene uno Schmidt-Cassegrain da 8 pollici della Meade.